Come ci difendiamo dallo stress? Il nostro organismo è in grado di mettere in azione tutta una serie di strategie per reagire a stimoli esterni o interni stressogeni. Quanto più il nostro organismo è in grado di attivare le difese tanto più riusciamo a superare infezioni, intossicazioni, momenti di vita difficili  e cambiamenti ambientali.

Lo stress lieve e circoscritto nel tempo può essere molto utile poiché può migliorare le risposte fisiologiche e le prestazioni cognitive; d’altra parte, lo stress protratto per lungo tempo senza momenti di recupero porta allo sviluppo di malattie croniche oppure a sviluppare ansia e depressione.

Cos’è lo stress?

La prima e più generica definizione è stata quella data da Hans Selye, il “padre dello stress”, che afferma: “Lo stress è la risposta non specifica del corpo a qualsiasi richiesta”

Hans Selye (Vienna, 26 gennaio 1907 – Montréal, 16 ottobre 1982) fu un medico austriaco naturalizzato canadese,  ricordato per le ricerche effettuate sullo stress e per la Sindrome Generale di Adattamento da lui identificata e descritta.

La definizione di stress citata prima è il frutto dei suoi esperimenti che consistevano nell’iniettare quotidianamente una sostanza a dei ratti da laboratorio per testarne gli effetti, per poi raccogliere le varie risposte e studiarne i risultati dai quali aveva riscontrato delle patologie come:

  • Ulcere peptiche
  • Atrofia dei tessuti del sistema immunitario
  • Ingrossamento delle ghiandole surrenali

Ma quello che aveva rapito la sua attenzione e che la stessa sintomatologia che faceva sorgere le diverse patologie la poteva riscontrare anche nei ratti in cui era stata iniettata quotidianamente una soluzione fisiologica (innocua). Questo portò a farli comprendere che la cosa in comune che questi ratti avevano con gli altri era il solo fatto di aver subito quotidianamente delle iniezioni, quindi i sintomi che presentavano potevano essere una risposta dell’organismo ad un fattore esterno.  Il Dottor Selye, non si fermo e cercò di dimostrare la sua tesi attraverso ulteriori esperimenti come sottoporre gruppi di topi all’esposizione a temperature molto elevate o molto basse, a tossine, rumori forti e agenti patogeni. Effettivamente, riscontrò gli stessi effetti.

Stress, stressor e meccanismi per misurare lo stress

Il termine usato per descrivere questa situazione (“stress”) venne mutuato dalla fisica (nella maniera in cui questa parola significasse  lo sforzo o la tensione a cui era sottoposto un materiale), il Dottor Selye lo impiegò per indicare la “risposta non specifica dell’organismo a uno stimolo negativo“, noto anche come “stressor“. Nacque così la disciplina fisiologica dello stress.

Nelle scienze comportamentali, lo stress è considerato come la “percezione di minaccia, con conseguente disagio ansioso, tensione emotiva e difficoltà di adattamento”, mentre in termini di neuroendocrinologia, lo stress può essere definito come qualsiasi stimolo che provoca un rilascio di cortisolo.

L’esposizione iniziale al fattore stressante attiva la reazione di allarme con conseguente scarica simpatica e un’aumentata secrezione di glucocorticoidi, in particolare cortisolo. Questi processi biologici, avvenuti dopo l’esposizione allo stress, hanno consentito la “misurazione” dello stress attraverso le concentrazioni di cortisolo.

Come ci difendiamo dallo stress?

Il nostro super organismo reagisce agli stimoli dello stress principalmente in due modi:

  • attivando la capacità antiossidante fisiologica
  • selezionando i batteri utili a reagire a stimoli stressogeni.

La capacità antiossidante  è composta da molecole che cercano di bilanciare e prevenire un aumento di ossidanti ( molecole che in quantità eccessiva sono dannose per le nostre cellule). Limitare la presenza di queste sostanze ossidanti, quali i radicali liberi è importante perché possono essere la principale causa di:

  • invecchiamento
  • alterazione del derma
  • predisposizione a malattie croniche, sindromi metaboliche e tumori
  • insorgenza di sintomi fastidiosi a livello intestinale
  • disturbi dell’umore e cognitivi

Anche il microbiota  intestinale è influenzato sia da fattori stressogeni che dalla presenza di molecole antiossidanti ingerite con l’alimentazione.

Come misuriamo la nostra capacità di difesa dallo stress?

Oggi è possibile misurare la nostra barriera antiossidante salivare attraverso un test facile e non invasivo prelevando un semplice campione di saliva da riporre in un apposito kit. Questo metodo è chiamato test del DPPH e misura l’attività totale degli antiossidanti non enzimatici a basso peso molecolare circolanti attraverso la loro capacità di decomporre i radicali DPPH. I risultati sono espressi come percentuale di riduzione del DPPH dei radicali liberi.

Il test, quindi, misurando la barriera antiossidante nel campione salivare è utile per capire se il nostro organismo è in grado di rispondere in modo adeguato agli stimoli stressogeni e dunque al possibile danno ossidativo che ne può comportare.

Ogni liquido biologico, compresa la saliva, contiene diversi meccanismi antiossidanti che in qualsiasi momento sono pronti a far fronte a un fattore di stress proveniente da diverse fonti come ambiente, alimentazione, contatto o inalazioni di varie sostanze, ecc… . A parte questo, la saliva rappresenta un ambiente dinamico in rapida evoluzione e la sua raccolta è comoda, non invasiva e non costosa rispetto ad altre fonti biologiche.

Noi di Sbilanciati tra i vari servizi offerti attraverso il test Inflammaging  Epigene di Personal Next siamo in grado di analizzare in modo non invasivo i livelli di cortisolo, IL6 e DPPH. Quest’ ultimo si pone come prezioso strumento per capire se il nostro organismo è in uno stato di equilibrio per quanto riguarda la produzione di sostanze attivate dallo stress e sostanze a capacità antiossidante, se si difende bene dallo stress o se ne è sovrastato.

 

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Bibliografia:

  1. Nikola M. Stojanović, Pavle J. Randjelović, Dragana Pavlović, Nenad I. Stojiljković, Ivan Jovanović, Dušan Sokolović, Niko S. Radulović, “An Impact of Psychological Stress on the Interplay between Salivary Oxidative Stress and the Classic Psychological Stress-Related Parameters”, Oxidative Medicine and Cellular Longevity, vol. 2021, Article ID 6635310, 8 pages, 2021. https://doi.org/10.1155/2021/6635310
  2. Gawron-Skarbek, Anna, et al. “Effects of two different types of single exercise modes on salivary C-reactive protein concentration, oxidative stress and antioxidant capacity in post-myocardial infarction patients.” Redox Report 26.1 (2021): 29-34.
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Autore Serena

Ciao sono Serena, Health Coach, Personal Nutrition trainer ed esperta in Analisi del Microbiota. Il mio compito è quello di aiutare le persone a trovare il corretto stile di vita e alimentazione attraverso dati oggettivi ottenuti da analisi di disbiosi intestinale (microbiota) e genetiche.

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